L’EGITTO DI INIZIO NOVECENTO

MISSIONE EGITTO (1903-1920)
I rapporti tra l’Egitto e Torino iniziano dopo la campagna militare napoleonica del 1799; infatti, è di origine piemontese Bernardino Drovetti, il generale che lo stesso Napoleone vuole come rappresentante della Francia ad Alessandria, dove resta fino al 1829. Durante la sua permanenza, Drovetti stringe rapporti ufficiali e personali con Muhammad ‘Ali, un generale turco di origini albanesi, che governa il Paese per conto dell’impero turco. La loro collaborazione porta all’introduzione in Egitto di numerose innovazioni tecniche in campo agricolo, burocratico, militare e sanitario; il modello di riferimento è il sistema amministrativo francese, che apre la strada a un’evoluzione del Paese in chiave industriale e commerciale.

Numerosi professionisti europei giungono al Cairo e ad Alessandria per realizzare progetti urbanistici e infrastrutturali, installare attività economiche, gestire l’apparato statale e formare i quadri dirigenti locali. Inoltre, Muhammad ‘Ali ottiene che i suoi discendenti godano della sovranità ereditaria sull’Egitto, regnando come khedive (viceré).

Tra i suoi successori, Sa’id Pasha è colui che avvia lo scavo del Canale di Suez, terminato sotto il regno del figlio Isma’il, nel 1869; le due città che si trovano lungo il percorso, Porto Sa’id e Isma’iliya, ricordano nei loro nomi i rispettivi fondatori. Ai lavori partecipano anche maestranze italiane, con l’impiego di un gran numero di operai provenienti in particolare da Piemonte, Toscana e Veneto.

Grazie alla nuova rotta marittima creata dal Canale, le relazioni commerciali ed economiche vivono una fase di grande impulso e l’Egitto diventa il perno dei collegamenti via mare; perciò Isma’il avvia anche la costruzione di una moderna rete ferroviaria e di un servizio postale, oltre a riformare il sistema doganale.

In occasione dell’inaugurazione del Canale, il khedive commissiona la composizione di un’opera lirica degna dell’evento: l’incarico verrà assegnato a Giuseppe Verdi, che compone Aida, rappresentata per la prima volta all’Opera del Cairo nel 1871. La presenza di europei in Egitto diventa massiccia, apporta investimenti e innovazioni, ma al contempo condiziona la vita politica e culturale del Paese, suscitando il malcontento tra i nazionalisti.

La rivolta guidata dall’ufficiale egiziano ‘Urabi Pasha, di umili origini, sfocia nel 1882 in un attacco alla comunità straniera di Alessandria, a cui gli Inglesi rispondono con il bombardamento dei bastioni della città e con la sua occupazione; il conseguente controllo britannico imposto al Paese, governato da Abbas Hilmi II, si traduce in un vero protettorato nel 1914, destinato a terminare nel 1922 dopo le rivolte anticoloniali guidate dall’ex ministro Sa’ad Zaghlul. Sale dunque al potere Fu’ad, che in gioventú ha frequentato l’Accademia Militare di Torino, stringendo un forte rapporto di amicizia con il futuro re Vittorio Emanuele III.

In virtú di questo legame privilegiato, il re d’Italia trova ospitalità in Egitto dopo la sua abdicazione nel 1946, accolto dal nuovo re Faruk; morto l’anno successivo, è tuttora sepolto nella cattedrale di S. Caterina ad Alessandria. Infine, lo stesso figlio di Fu’ad, deposto dalla rivoluzione dei colonnelli nel 1952, ripara in Italia, dove diventa uno dei protagonisti della «dolce vita» di Roma; lí muore nel 1965.

GLI ITALIANI SUL NILO

Le relazioni commerciali, culturali e politiche tra l’Italia e l’Egitto hanno un’origine lontana, che affonda le sue radici nell’età medievale, quando i mercanti delle Repubbliche Marinare collegavano regolarmente le sponde del Mar Mediterraneo con una fitta rete di stabiliscambi. La costante presenza lungo le coste del Levante e dell’Egitto settentrionale di basi commerciali europee si traduceva fin dal XII secolo in una serie di contratti stipulati tra l’impero ottomano e le potenze europee, chiamati «capitolazioni», che regolavano diritti e doveri degli stranieri presenti sui territori posti sotto il controllo della Sublime Porta.

In particolare, ai cittadini delle Repubbliche Marinare era riconosciuto il diritto di rispondere alle norme giuridiche degli Stati di provenienza, godendo altresí di particolari forme di immunità giurisdizionale e personale, che si estendevano fino all’inviolabilità del domicilio privato e al diritto di libero stabilimento. Tali privilegi rimangono in vigore in Egitto fino al 1937, e per questa ragione la giustizia è amministrata fino ad allora nei cosiddetti Tribunali Misti; in particolare, l’italiano era una sorta di «lingua franca» per le questioni commerciali e diplomatiche.

Nonostante questi antichi rapporti, una vera e propria comunità italiana in Egitto si costituisce soprattutto durante l’Ottocento, a seguito dei contatti successivi alla Campagna Napoleonica e alla riforma dello Stato attuata da Muhammad ‘Ali, che si avvale della consulenza di molti professionisti europei. Tra questi, sono numerosi gli amministratori, incaricati di riorganizzare il territorio e il catasto, gli ingegneri per la modernizzazione degli impianti idraulici e industriali, e gli architetti, addetti alla progettazione di impianti urbanistici razionali e moderni al Cairo e ad Alessandria.

Risalgono a questo periodo le opere di assetto urbanistico del centro di Alessandria, nella zona della Piazza dei Consoli, dove trovano posto anche il Palazzo dei Tribunali Misti e il Palazzo della Borsa, o nel centro del Cairo, dai quartieri di Garden City a quello di Ezbekiya.

INGEGNERI E LETTERATI

Un primo trasferimento di artisti, architetti e ingegneri italiani avviene verso la metà dell’Ottocento: sono chiamati a intervenire nella modernizzazione dell’economia e dell’urbanistica egiziane, in particolare nel periodo della costruzione del Canale di Suez che attrae numerosi lavoratori italiani (è il caso, per esempio, della famiglia del poeta Giuseppe Ungaretti). Oltre all’emigrazione di manodopera specializzata e artigianale verso l’Egitto dettata dalle nuove possibilità di lavoro offerte dalle grandi opere, dal Risorgimento in poi si assiste anche alla partenza di molti intellettuali, soprattutto di stampo anarchico, che cercano realizzazione dei loro ideali lontano dal sistema politico sabaudo, dal clericalismo e – successivamente – dalla deriva dittatoriale fascista.

Le due maggiori comunità italiane si stabiliscambi scono ad Alessandria d’Egitto e al Cairo, ma quest’ultima è meno consistente; altri connazionali si trovano nelle città del Canale di Suez e nel Delta, dove prosperano industrie e commerci. La prossimità della costa alessandrina con la frontiera libica senza dubbio incentiva l’emigrazione verso le coste egiziane di numerosi mercanti e artigiani, ai quali si va ad aggiungere col tempo un numero crescente di lavoratori dovuto all’arretratezza economica italiana; tra questi spicca una forte presenza di donne e ragazze provenienti dal Nord-Est italiano, che trovano impiego come cameriere, commesse, operaie. Il Nord Africa diviene per molti emigranti «l’America dei poveri», in virtú soprattutto della relativa vicinanza alle coste italiane e del basso costo della vita in loco.

Ad alleviare le talora precarie condizioni di vita dei nuovi immigrati dall’Italia operano numerose associazioni filantropiche, molto attive soprattutto durante il periodo fascista; nella sola Alessandria se ne contano ben ventidue, delle quali oggi sopravvive soltanto la Società Italiana di Beneficenza. A queste istituzioni si affiancano all’epoca anche centri di assistenza ed enti scolastici, come le Scuole Littorie, l’Ospedale Italiano, la Casa di Riposo «Vittorio Emanuele III» e l’Associazione Dante Alighieri. La vita culturale è sostenuta anche da numerosi bollettini e giornali di lingua italiana, mentre gli studenti italiani raggiungono addirittura il numero di 1500 unità in ben 15 scuole.

La comunità italiana spicca per l’alta qualità intellettuale dei suoi componenti: annovera importanti architetti, come Francesco Mancini, Mario Rossi, Ernesto Verrucci, Alessandro Loria. La compagine dei letterati vede attivi Giuseppe Ungaretti, Enrico Pea, Filippo Tommaso Marinetti, Fausta Cialente; artisti, cantanti, musicisti e giornalisti contribuiscono a diffondere la cultura italiana anche presso la popolazione locale, come testimoniano i numerosi termini italiani tuttora usati nella parlata colloquiale egiziana di Alessandria. Le solide relazioni tra Italia ed Egitto all’inizio del Novecento sono confermate anche dalla già menzionata amicizia personale sorta tra i futuri re Vittorio Emanuele III e Fu’ad all’Accademia Militare di Torino.

La presenza italiana raggiunge il suo apice poco prima della Seconda Guerra Mondiale, con oltre 60 000 membri (stabiliti tra Alessandria e Il Cairo) che costituiscono il terzo gruppo etnico del Paese, dopo quello egiziano e greco. Dopo la guerra, e soprattutto dopo la Crisi di Suez del 1956, la presenza delle comunità straniere si riduce sensibilmente. Da quel momento, infatti, non solo il Canale e i suoi proventi sono nazionalizzati, ma tutti i beni e le attività economiche degli stranieri sono confiscati e gli Ebrei cacciati dal Paese; con loro partono in massa anche altri stranieri, ormai minacciati dall’instabilità politica, dalla disoccupazione e dalle sempre crescenti tensioni sociali.

Gli eventi politici che segnano gli anni Cinquanta e Sessanta in Egitto e in Libia costringono la gran parte dei residenti stranieri a rientrare in Europa, riducendo drasticamente la presenza italiana in Egitto alle scarse 3000 unità attuali. Inoltre, il Consolato Italiano di Alessandria ha cessato la sua attività nel 2013, nel quadro della riorganizzazione delle sedi diplomatiche per il contenimento delle spese delle pubbliche amministrazioni. Infine, ha contribuito al progressivo abbandono dell’Egitto da parte degli Italiani anche l’incerta situazione politica ed economica seguita alla rivoluzione del 2011, che ha intaccato le pur fiorenti aziende italiane prima presenti sul territorio.

L’INDUSTRIA TURISTICA

Viaggiare in Egitto e in Oriente prima del XIX secolo non era una pratica comune, a causa dei lunghi tempi di trasporto, della pericolosità delle traversate e – non da ultimo – delle insopportabili condizioni climatiche e igieniche. A partire invece dalla riscoperta della civiltà egizia all’inizio dell’Ottocento, a seguito della spedizione napoleonica e delle informazioni che andavano diffondendosi in Europa a mezzo stampa, la terra del Nilo diventa meta di un turismo sempre piú curioso e invadente.

In principio, sono soprattutto uomini d’affari e politici inglesi, che si spostano verso i territori coloniali indiani, a far tappa in Egitto e in Terra Santa, sovente accolti e supportati dai rappresentanti diplomatici sul posto; la via marittima attraverso il Mediterraneo e il Mar Rosso si rivela infatti piú rapida ed economica di quella terreste, corrispondente all’antica Via della Seta. Il potenziamento dei collegamenti via mare rende piú agevole l’arrivo ad Alessandria, dove verso la metà del secolo sbarcano oltre 2000 passeggeri britannici all’anno. Il loro numero è tale da suscitare vibrate reazioni da parte di consoli e ambasciatori, soverchiati dalle richieste di ospitalità.

Anche le scoperte archeologiche e la sensazione suscitata in Europa dalla presenza delle antichità egizie spingono studiosi, artisti e collezionisti a visitare il Paese. In Egitto, intanto, le infrastrutture sono in fase di  rinnovamento, grazie all’opera di modernizzazione voluta da Muhammad ‘Ali, che porta al potenziamento delle strade, dei trasporti e della sicurezza. In questo contesto si inseriscono anche le iniziative di sviluppo turistico promosse da compagnie private, come quella di Thomas Cook, l’inventore del tour operator.

Un viaggio organizzato libera il cliente dall’incombenza di ricercare alloggio, trasporti e guide, permettendo di compattare le visite in poco tempo e con minori costi. Dal 1870 circa la Thomas Cook & Son gestisce un servizio di navi a vapore che percorrono il Nilo tra Il Cairo e Assuan, ha un ufficio al Cairo presso lo Shepheard’s Hotel e organizza un flusso di viaggiatori che raggiunge le 11000 presenze nel 1890. Indubbiamente, anche la sfarzosa inaugurazione del Canale di Suez, nel 1869, attira un gran numero di stranieri: è presente anche l’imperatrice di Francia Eugénie – che viaggia sul Nilo a bordo di una dahabiya – per la quale viene ampliato l’hotel Mena House Oberoi a Giza e si costruisce una strada che porta dalla città alle piramidi. Due anni dopo, al Cairo debutta l’opera Aida di Giuseppe Verdi, composta appositamente per l’occasione.

L’edilizia alberghiera subisce quindi un deciso impulso in tutte le località toccate dal turismo e dal commercio: Alessandria, la Valle del Nilo, il Canale di Suez; sorgono il Winter Palace a Luxor, il Cataract ad Assuan, lo Shepheard’s al Cairo. I grandi alberghi diventano anche centri di aggregazione per gli stranieri residenti in Egitto e offrono servizi esclusivi e prodotti d’importazione europei. L’Egitto diventa anche una meta privilegiata per chi vuole svernare lontano dal clima freddo e umido del Nord Europa, in un Paese relativamente vicino, abituato alla cultura occidentale, dal fascino esotico e relativamente sicuro. I clienti trovano cosí sistemazioni in hotel di prima categoria dotati di ogni comfort, trasporti comodi e talora persino refrigerati (come i convogli di prima classe della compagnia belga Wagons-Lits), imbarcazioni con arredi alla moda e decori in materiali pregiati.

Parallelamente, inizia anche una produzione di guide turistiche che hanno lo scopo specifico di accompagnare i viaggiatori nelle loro escursioni; tra queste, la piú longeva è quella del tedesco Karl Baedecker, la cui prima edizione risale al 1878. Ai testi per uso pratico si affiancano anche numerosi resoconti di viaggio, corredati di illustrazioni e farciti di aneddoti curiosi e sorprendenti, romanzi e racconti ispirati all’Egitto antico e moderno. Dopo una battuta d’arresto del flusso turistico nel periodo della Prima Guerra Mondiale, gli anni Venti del Novecento vedono un’affermazione della crociera sul Nilo come un must imprescindibile per i ricchi borghesi, creando cosí un rilancio degli investimenti stranieri nel settore turistico egiziano.

Negli anni successivi al 1922, l’incremento maggiore in termini di presenze è dovuto alla scoperta della tomba di Tutankhamon, che attira frotte di curiosi e di giornalisti, al punto da rendere difficoltoso il lavoro degli archeologi nella Valle dei Re.

La crisi mondiale degli anni Trenta e il successivo nuovo evento bellico causano un crollo netto delle presenze di viaggiatori in Nord Africa. Tuttavia, gli alberghi non restano vuoti ma diventano i quartier generali dei comandi militari delle forze impegnate sul fronte africano. Finita la guerra, è però l’instabilità della situazione politica in Medio Oriente e in Egitto a tenere lontani i turisti: si assiste alla cacciata di re Faruk e alla proclamazione della Repubblica Egiziana nel 1952, alla nazionalizzazione del Canale di Suez nel 1956, ai conflitti contro Israele nel 1967 e nel 1973. Tuttavia, è ancora l’archeologia a sostenere il mercato turistico: la sensazionale operazione di salvataggio dei templi nubiani dalle acque del Lago Nasser, formatosi dopo la costruzione della diga di Assuan, richiama nuovamente gli appassionati nella terra dei Faraoni.

Il fenomeno dei viaggi di massa che caratterizza gli ultimi anni del Novecento subisce un brusco e improvviso arresto nel 2011, a causa delle rivolte che portano alla deposizione del presidente Mubarak. Sperando in un ricorso ciclico della storia, è da augurarsi che siano nuove scoperte archeologiche a riportare un’altra volta gli stranieri in viaggio nella Valle del Nilo.

Testo di Alessia Fassone pubblicato in "Archeo", Milano, Italia, Luglio 2017,Anno XXXIII, n. 389, estratti pp.82-89. Digitalizzati, adattato e illustrato per Leopoldo Costa.

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