L'ULTIMA TEOLOGIA IN DIFESA DEL PAGANESIMO
Un breve scritto di Porfirio sugli esseri superiori si riallaccia all'Egitto e alla sapienza greca.
La "Lettera ad Anebo" di Porfirio, pensatore e teologo che morì a Roma nel 305, è un testo che ci è giunto in frammento grazie a diverse fonti, tra le quali Agostino, Eusebio di Cesarea, Giuseppe di Tiberiade e Giamblico. Anzi, di quest’ultimo filosofo greco scomparso intorno al 330 della nostra era, ci è rimasta un’opera, il De mysteriis, che è una risposta appunto alla Lettera ad Anebo.
Ma perché parlare del breve scritto? Che senso ha oggi? Diremo innanzitutto che la casa editrice parigina Les Belles Lettres, nella sua collezione greca, ha appena pubblicato di Porfirio la Lettre à Anébon l’égyptien (pp. CXX+96, euro 35) in una nuova ricostruzione critica e con traduzione francese, oltre ad un vasto apparato di note. Curato da Henri Dominique Saffrey e Alain-Philippe Segond (scomparso il 2 maggio 2011 mentre attendeva a quest’opera), il testo contiene una serie di riflessioni di notevole importanza per conoscere il pensiero filosofico (e mistico) dell’ultimo paganesimo, il medesimo che riprese le indagini sul grande lascito del mondo egizio e ragionò nel ventre del neoplatonismo. Porfirio in queste pagine offre una classificazione degli esseri superiori, soprattutto dedica gran parte delle sue energie ad analizzare divinazione e teurgia.
Dall’Egitto veniva gran parte della sapienza greca; all’ Egitto, in quegli ultimi secoli, si ritornava. Porfirio è un pagano convinto (non a caso scrisse un’opera contro i cristiani), frequentò gli ambienti senatoriali dell’Urbe e conobbe Plotino, il quale ne apprezzò talmente le qualità che gli chiese di correggere e sistemare i suoi scritti. A lui si deve dunque la pubblicazione delle Enneadi e anche una Vita di Plotino. Ma c’è di lui anche questa Lettera ad Anebo, gioiellino che riflette le innumerevoli sensibilità pagane.
Di Armando Torno, estratti "Corriere Della Sera", Roma, 14 gennaio 2013. Compilati, digitati e adattati per essere postato per Leopoldo Costa
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