I DUE VOLTI DELLA CACCIA ALLA STREGA BLASFEMA

Pussy Riot in carcere

Non potrebbero essere tra loro più diverse. Da un lato tre componenti della band russa Pussy Riot: la trentenne Iekaterina Samutsevich e le ventenni Maria Aliokhina e Nadezhda Tolokonnikova. Giovani aggressive nello spettacolo e nella politica. Colorate e rumorose, femministe e dissacratrici. Dall’altro lato Rifta Masih, ragazzina cristiana proveniente dalla campagna di Mehrabadi, presso Islamabad, in Pakistan.
Di lei tutto è incerto: l’età (11 o 14 anni), la salute mentale; perfino il nome (Rifta o Rimsha). Delle giovani russe si sa bene che cosa hanno fatto: è su Internet il video della loro performance lampo sull’altare della Cattedrale di Mosca, la preghiera punk contro l’alleanza antidemocratica tra il patriarca della Chiesa ortodossa russa e il nuovo zar Vladimir Putin. Che cosa invece esattamente abbia fatto Rifta non si sa. L’hanno accusata di aver bruciato pagine di una «Noorani Qaida», una guida in urdu all’apprendimento del Corano, e di averle gettate nella spazzatura in un sacco di plastica. Quasi tutto divide Iekaterina, Maria e Nadezhda da Rifta o Rimsha. Ma qualcosa di fondamentale le unisce: sono donne, rappresentano una minoranza; sono in carcere perché blasfeme.

Rifta o Rimsha Masih
Le russe sono state condannate a due anni di detenzione per «teppismo motivato da odio religioso»; la pakistana è nelle mani della polizia e rischia la pena di morte per blasfemia. Rifta è l’ennesima vittima dell’isteria anticristiana e antiminoranze che divora il Pakistan: i fanatici musulmani guadagnano terreno, si insinuano nei punti deboli dello Stato e del potere. La battaglia è tuttavia aperta: autorevoli leader islamici hanno espresso la loro solidarietà alla comunità cristiana, il conflitto tra diversi Islam nel subcontinente indiano è aperto. I fanatici si sentono forti, ma non vincitori, né invincibili. Erutta da questo magma il barbaro accanimento contro la piccola, anonima blasfema.
È simile il copione a Mosca, anche se la Russia non è il Pakistan. Si è stesa sulla condanna delle tre Pussy Riot una patina di civile Europa cristiana. Ma la patina si è sbriciolata al sole. Gli osservatori indipendenti hanno denunciato un processo farsa e una condanna sproporzionata.
Se Rifta carcerata a Islambad mostra il nervosismo islamista, la detenzione delle tre Pussy Riot non è la giusta pena per la profanazione di una chiesa. È la maschera indossata dalla Chiesa russa e dal regime di Mosca per reprimere i fermenti di democrazia. Tanto è diversa la storia di Iekaterina, Maria e Nadezhda da un parte e di Rifta dall’altra, quanto identica è la loro sorte: donne da castigare nell’interesse di chi usa Dio per rafforzare il proprio potere.

Di Marco Ventura, estratti dalla rivista "La Lettura ", inserto "Corriere della Sera" 2 de settembro 2012. Compilati, digitati e adattati per essere postato per Leopoldo Costa.

0 Response to "I DUE VOLTI DELLA CACCIA ALLA STREGA BLASFEMA"

Post a Comment

Iklan Atas Artikel

Iklan Tengah Artikel 1

Iklan Tengah Artikel 2

Iklan Bawah Artikel